venerdì 29 gennaio 2021

Seconda conferenza alfieriana: Antigone

ALFIERI E SOFOCLE: DUE EPOCHE, UNA TRAGEDIA

Il giorno 19 gennaio 2021 io e altri studenti del triennio del Liceo Classico, abbiamo avuto la possibilità di assistere ad una conferenza sull’Antigone alfieriana tenuta dalla dottoressa Carla Forno.



La lezione è iniziata con un intervento della professoressa Levati, che ci ha introdotto alcuni aspetti dell’opera di Sofocle, ripresa poi da Alfieri. Molto interessante è stata la citazione di un verso del tragediografo greco, che fa pronunciare ad Antigone una frase ricca di pathos, ma anche di doppie interpretazioni: << Giacerò amata insieme a colui che è a me caro>>.
Viene usato la forma verbale κείσομαι, che però vuol dire sia ‘giacere morta’ che ‘giacere’ in senso erotico.

È proprio da questa affermazione che la dottoressa Forno ha iniziato a spiegarci che Alfieri sia uno dei tanti autori moderni che hanno cercato di colmare l’ipotesto sofocleo, scrivendo un dialogo tra la protagonista e il fratello Polinice ancora in vita, cercando di eliminare il sottinteso sessuale.

Per questo motivo infatti il drammaturgo settecentesco inserì nella propria tragedia un personaggio da lui inventato, Argia, che sarebbe dovuta essere la moglie di Polinice; in tal modo il profondo struggimento di Antigone per la morte del fratello sarebbe dovuto essere solo motivato da un amore fraterno.

Molto interessante è stata anche l’illustrazione dei temi principali dell’opera, primo fra tutti la paura. Alfieri infatti dà molto più peso a Creonte, tiranno che presenta una contraddizione da cui nascerà la propria disfatta, piuttosto che al personaggio ripreso nel titolo dell’opera.

È con Creonte quindi che viene esposto il tema della paura, in particolare quando il suo potere inizia ad essere assoluto, incontrastato, per poi franare e segnare la sua rovina; è quindi un timore del volgo che, se coalizzato, può distruggere un sovrano, e quindi della reale caducità del potere.

Per me, che ho studiato l’Antigone di Sofocle da poco, è stato molto interessante ascoltare questi confronti, soprattutto per notare come una stessa tragedia ripresa da due autori diversi possa risultare così diversa, proprio perché lo stile dell’autore e le tematiche affrontate riprendono le caratteristiche di due epoche differenti, mostrando anche quanto il pubblico sia cambiato, richieda maggior autoanalisi, realizzata da Alfieri mediante i numerosi monologhi dei personaggi.


A cura di Carlotta Rocatti, IV B

 

  

giovedì 28 gennaio 2021

Giornata della Memoria

Incontro con Giovanni Tesio per celebrare la Giornata della Memoria

Letteratura e Shoah

 

Il Giorno della Memoria, il 27 gennaio, che da venti anni ricorda il momento in cui, nel 1945, un drappello di soldati dell'Armata Rossa arrivò dinanzi ad uno dei tanti cancelli della città concentrazionaria di Auschwitz, è un momento di grande intensità, tale da spingersi ben oltre ad uno sterile (inutile e certamente dannoso) celebrazionismo. Agli studenti del triennio del Liceo Classico “Vittorio Alfieri” di Asti è stata proposta una lectio del Prof. Giovanni Tesio, profondo studioso della Shoah e dell'opera di Primo Levi, che conobbe di persona e con cui ebbe modo di confrontarsi sui temi fondamentali della testimonianza e del dovere della memoria. Questo è infatti il nucleo della riflessione sviluppata dal Prof. Tesio nel suo ultimo libro, Nel buco nero di Auschwitz (Interlinea 2021), una antologia assai ricca e dettagliata di scrittori sul tema dell'Olocausto, opera che fa seguito a Nell'abisso del lager (Interlinea 2020), collazione in questo caso di testi poetici sull'argomento. 


Il legame tra Shoah e letteratura, in qualsiasi forma essa si esprima, è alimentato dal dovere etico, un vero imperativo categorico, di dare testimonianza sia ai sommersi sia ai salvati, secondo la celebre definizione di Primo Levi, di dare voce a chi non la ebbe più, perché annientato dalla violenza del lager. Vale la pena ricordare, come del resto sottolinea lo stesso Tesio, le parole assolute con cui Levi inizia Se questo è un uomo, l'intensissimo shemà con cui si apre l'esplorazione dell'abisso del lager: Meditate che questo è stato. Vi comando queste parole: scolpitele nel vostro cuore, ripetetele ai vostri figli... Una climax (meditate, scolpitele, ripetetele) che pone in rilievo la centralità della parola scritta, anzi, scolpita, una parola a cui si assegna il dovere si esprimere l'indicibile, di impedire che il buio del lager riesca a cancellare ogni traccia, ogni memoria, ogni segno di chi in esso ha perso tutto, prima l'identità (il nome sostituito da numero), poi l'anima (la metafora del buio è quanto mai pregnante, come bene indicato da un altro testo fondamentale, La notte, di Elie Wiesel), quindi la vita, nelle camere a gas, nella morsa della fame inimmaginabile, delle torture, delle violenze proprie dell'abisso del lager. Nel campo di concentramento e di sterminio la parola scritta era vietata, quella parlata era urlata, in ogni caso privata di valore comunicativo con il fine di creare nella babele di lingue, idiomi e dialetti una sempre maggiore perdita di coscienza ed autocoscienza. Tesio ha proposto una profonda, intensa e commossa riflessione proprio a partire dal coraggio di chi nel campo di lavoro e di sterminio ha avuto la forza ed il coraggio, immensi, di scrivere, infrangendo divieti assoluti (basti pensare alle testimonianze sotterrate dagli uomini dei Sondercommando prima di essere eliminati o ai disegni degli internati di Terezin, ritrovati nascosti, anche molti anni dopo la fine della guerra, perché diventassero un atto di accusa della violenza genocida del nazismo), per arrivare a chi, anche a distanza di tempo, ha voluto scrivere del lager, partendo dalla propria esperienza o da quella dei superstiti, a cui è dovere dare voce. In questo modo sappiamo di Hurbinek, commovente figura di un figlio del lager ne La tregua, sappiamo dell'Ulisse dantesco che riesce a diventare un mezzo, che attraverso la memoria riesce a collegare al mondo al di là del filo spinato attraversato dalla corrente, oppure possiamo immaginare la vertigine e lo smarrimento di Levi nel vedere il libro (oggetto del tutto estraneo al lager, una vera anomalia) di chimica, sul quale lui stesso aveva studiato in anni, che apparivano remoti, di un'altra esistenza... 


E' stata una lezione che ha coinvolto in piattaforma circa duecento alunni della scuola in presenza e a distanza, a cui è stata offerta certamente una ricca serie di spunti per ragionare e riflettere sul valore, oggi assai smarrito nel solipsismo di questi aspri tempi, della parola come veicolo di condivisione, comunicazione e compassione (nel senso etimologico del verbo latino, patire con). E' una parola, che nel buco nero di Auschwitz, proprio in quel mondo senza luce, ritrova la sua intrinseca intensità e luminosità, e riesce a recuperare la forza dirompente del logos, sintesi di parola e pensiero. In una fase storica in cui sovente gli uomini preferiscono la tenebra alla luce, secondo la potente metafora giovannea, le parole illuminate, illuminanti e generose della letteratura e della poesia assumono un valore salvifico di estrema importanza. Grazie, Prof. Tesio, per la Sua lezione, anche sotto questa prospettiva!


Giovedì 18 febbraio (on line dalle 15 alle 17) si tornerà ad esplorare con gli studenti di ultimo e penultimo anno del Liceo Classico il mondo della Shoah nell'incontro con il Prof. Frediano Sessi, a partire dal suo ultimo lavoro, Auschwitz. Storia e memoria (Marsilio Editore, 2020).

A cura del prof. Enrico Cico

sabato 23 gennaio 2021

Incontri con la Protezione Civile di Asti

 Le classi dell'Istituto "V. Alfieri" incontrano la Protezione Civile

Si è svolto la scorsa settimana l’ultimo di una serie di incontri che hanno coinvolto a partire dal mese di dicembre 2020 tutti gli studenti e le studentesse delle classi quinte delle tre sezioni (Classico, Artistico e Professionale Sella) dell’Istituto “Vittorio Alfieri”, così come organizzato dalle Prof.sse Rubano, Galanzino e Veselinovska in collaborazione con la Protezione Civile.

Purtroppo, gli interventi si sono potuti svolgere soltanto a distanza, tramite le piattaforme ormai a noi note ma ciò non ci ha impedito di seguire con interesse e di interagire con il sig. Valter Marenco, Presidente del Coordinamento volontari della Protezione Civile di Asti.


L’incontro si è aperto con una serie di ricordi e memorie: infatti per capire meglio la storia e l'evoluzione di questo importante Dipartimento siamo partiti dalla sua nascita. Fino al 1970 infatti non esisteva alcun tipo di organizzazione stabile ed è soltanto nel 1992 che si assiste ad un punto di svolta con la nascita di un'organizzazione stabile, chiamata Servizio Nazionale di Protezione Civile che si propone di studiare i rischi legati all’ambiente e alle situazioni d’emergenza, promuovendo attività di prevenzione e fornendo uomini e mezzi non appena ce ne sia bisogno con la capacità di intervenire in modo organizzato sul territorio nel volgere di poche ore dall’avvenimento del disastro, anche in territorio estero, come è accaduto per il recentissimo terremoto in Croazia. Il ricordo è poi andato inevitabilmente all’alluvione astigiana del 1994, data importante per la storia locale, per arrivare poi a parlare di quella che è la struttura di base della Protezione Civile, così come è attualmente organizzata, in forma di organismo che, nato nel 1982, è oggi alle dipendenze del Presidente del Consiglio dei Ministri con una complessa ed efficiente organizzazione a livello locale che vede la figura del sindaco come prima autorità di protezione civile sul territorio, con la partecipazione preziosa ed indispensabile di associazioni di volontariato di cui abbiamo colto appieno l’importanza attraverso i racconti dei numerosi interventi di cui il sig. Marenco ci ha parlato, supportati dalle foto scattate a testimonianza del lavoro svolto sia in Italia sia all’estero. 

Gli incontri con la Protezione Civile si inseriscono in una serie di attività promosse dal Settore Politiche Sociali Istruzione e Servizi Educativi del Comune di Asti che hanno visto coinvolto il nostro Istituto fin dallo scorso autunno in iniziative di sensibilizzazione su importanti tematiche sociali. 

Sicuramente significative in tal senso le lezioni tenute dalla Dott.ssa Alice Poli nell’ambito del progetto “Il riciclo in classe”, occasione per promuovere la conoscenza di buone pratiche relative allo sviluppo sostenibile, attraverso la conoscenza della corretta gestione dei rifiuti come risorsa per la creazione di una economia circolare attenta allo sviluppo ma anche all’ambiente. 

Per non dimenticare poi la nostra partecipazione a due iniziative di grande valore sociale: la prima, “Ti rispetto”, promossa dall’associazione SOS Donna in collaborazione con numerose istituzioni locali che operano sul territorio in aiuto alle donne che subiscono violenza; la seconda, in occasione della giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, quando con l’associazione MAIS nell’incontro “La scienza è roba nostra” abbiamo parlato di donne che usano la tecnologia per cambiare il mondo, occasioni che hanno contribuito a creare in noi ragazzi maggiore consapevolezza e responsabilità nei nostri comportamenti e sicuramente opportunità di crescita personale sul piano sociale e civico.

 

Classe 5B Liceo Classico IIS V.Alfieri

giovedì 14 gennaio 2021

Laboratorio Filosofico (a cura prof. Roberto Gatti e dott. Simone Vaccaro)


Prenderà avvio Mercoledì 20 Gennaio, dalle ore 14,30 alle 16,30, un ciclo di 5 incontri che si svolgeranno ogni Mercoledì, destinati alle classi III e IV del Liceo Classico e del Liceo Artistico, sul tema "Filosofia e Covid 19 (L'irrealtà del reale)", un laboratorio filosofico di approfondimento e discussione su tematiche contemporanee, che verrà coordinato dal prof. Roberto Gatti e sostenuto dagli interventi di Simone Vaccaro, ex-alunno dell'Istituto laureato in Filosofia e autore anche del blog "Arena Philosophika". 

Si tratta di una importante occasione di inserire il dibattito filosofico nelle prospettive della attualità, fornendo occasioni di riflessione e di approfondimento agli alunni. 

L'iniziativa fa parte del palinsesto culturale dell'Istituto "V. Alfieri" che prevede diverse conferenze di approfondimento culturale, rivolte agli alunni di tutte le classi

domenica 10 gennaio 2021

Seconda conferenza alfieriana con Carla Forno - 19 gennaio 2021

Proseguono le conferenze alfieriane organizzate presso il Liceo Classico “V. Alfieri” in collaborazione con la dott.ssa Carla Forno, direttrice della Fondazione Centro Studi Alfieriani.

Il secondo appuntamento online, dedicato a studenti e docenti del liceo Classico, si svolgerà Martedì 19 Gennaio 2021 in orario pomeridiano, dalle 14,30 alle 16,30  e sarà dedicato all’analisi della tragedia “Antigone” e al confronto con il testo sofocleo che l’ha ispirata: come l’autore astigiano ha presentato l’eroina tragica in conflitto con il potere tirannico e come la tragedia è stata ampliata e aggiornata alla sensibilità dei tempi.




Nella stessa settimana inoltre Mercoledì 20 Gennaio, dalle 14,30 alle 16,30, prenderà il via un altro dei numerosi appuntamenti del palinsesto culturale del Liceo “V. Alfieri”, il Laboratorio Filosofico dedicato alle classi terze e quarte, proposto dal prof. Roberto Gatti in collaborazione con Simone Vaccaro, dedicato a esplorare i rapporti tra filosofia e Covid 19; sono previsti cinque appuntamenti che si svolgeranno ogni Mercoledì e saranno dedicati alla discussione su tematiche filosofiche di attualità.

LINK per iscrizioni alle conferenze per docenti ed esterni.






A cura di Rossana Levati

lunedì 4 gennaio 2021

Conferenza di Gherardo Colombo

LA COSTITUZIONE RACCONTATA DA GHERARDO COLOMBO 

Gherardo Colombo è un ex magistrato, giurista e saggista noto per la sua partecipazione a importanti inchieste quali la scoperta della Loggia P2, il delitto Giorgio Ambrosoli e Mani Pulite. Nella conferenza organizzata dal Polo Cittattiva di Cisterna, tenutasi il 21 dicembre 2020, Colombo ha proposto un’introduzione ai principi fondamentali citati nella Costituzione, sottolineando in essi la presenza di grandi voci storiche (per citare un esempio, nell’articolo 27 risuonano le basi del trattato Dei Delitti e delle Pene di Cesare Beccaria).


Il suo discorso ha fornito un approfondimento ai temi affrontati in una materia recentemente inserita nel programma disciplinare scolastico e, a mio parere, indispensabile per istruirci sull’organizzazione del mondo politico in cui stiamo vivendo e per guarire alcuni giovani dall’indifferenza politica che, come disse Calamandrei, rappresenta il più grande oltraggio mosso nei confronti della Costituzione. Questo documento e i principi celebrati in esso sono il risultato della lotta partigiana volta al raggiungimento dell’uguaglianza e della libertà.

Oggi la libertà personale di ciascuno di noi è aumentata rispetto al passato, come ha affermato il relatore, ma non è cresciuta di pari passo la capacità di gestirla: la libertà è scelta, ma spesso siamo i primi a non voler acquisire le informazioni che sono assolutamente necessarie per decidere e per renderci soggetti della realtà di cui facciamo parte. Secondo Colombo non esiste più una capacità critica nei ragazzi, le cui idee ormai sono molto condizionate dai social e, inoltre, è una tendenza degli stati dell’UE finalizzare l’educazione all’esercizio di una professione. La formazione, invece, dovrebbe essere indirizzata alla capacità di vivere, di decidere, piuttosto che alla capacità di svolgere un lavoro. 

La scuola è anche il diritto fondamentale citato nell’articolo 34, un articolo di polemica nei confronti di tutti gli ostacoli di carattere sociale ed economico che compromettono diverse opportunità a un individuo, indipendentemente dalle proprie abilità. In questo articolo si sintetizza quanto detto finora da Colombo, secondo il quale è importante capire in cosa consiste la società orizzontale delle pari opportunità, educare ai principi anche con la testimonianza, non solo con le parole. Ogni volta che il comportamento di coloro che insegnano contraddice le parole, è l’insegnamento dettato dal comportamento che passa, mentre le parole in contraddizione educano all’ipocrisia.

Sotto alcuni aspetti, invece, dal punto di vista dell’uguaglianza, sia formale che sostanziale, la Costituzione rappresenta una macchina ferma. A tal proposito Gherardo Colombo ha portato ad esempio l’articolo 10 secondo cui è un diritto dello straniero essere accolto, diritto però, evidentemente, vero solo nella teoria della giustizia costituzionale: nonostante, infatti, lo straniero venga ammesso e gli venga dato un permesso di soggiorno, assume comunque una posizione di discriminazione a causa della quale non può scegliere chi amministrerà la sua vita o il suo denaro. 

Sono stati molteplici gli spunti di riflessione forniti in così breve tempo, sia a proposito della carcerazione, sia a proposito della situazione sociale e politica nel ’68 –’69, ma anche a proposito delle grandi inchieste che hanno vantato la partecipazione di Colombo, abile relatore in grado di avvicinarci sempre di più al nucleo della nostra società che, noi, nuove generazioni, abbiamo il dovere di rispettare e rendere vivo: la Costituzione. 

A cura di Camilla Camusso (IV C)

Prima Conferenza Alfieriana

A TU PER TU CON VITTORIO ALFIERI 

Il Settecento, secolo di salotti, minuetti e cioccolata, ma anche di grandi rivoluzioni e di sconvolgenti contraddizioni, è il contesto in cui si inserisce Vita scritta da esso, l’autobiografia di Vittorio Alfieri. Quest’ultima rappresenta uno dei titoli più atipici e apprezzati del Settecento e, in quanto romanzo di formazione, l’autore non racconta l’assoluta verità, ma il percorso, la presa di coscienza, la vita come spazio di esperienza e di esistenza. Proprio l’esistenza complessa di Alfieri delinea il file rouge del ciclo di conferenze tenuto dalla dottoressa Carla Forno il 15 dicembre 2020 agli studenti e ai docenti del Liceo Classico, istituto che prende il proprio nome dall’eclettico drammaturgo e poeta astigiano. Sempre critico e ironico, indubbiamente superiore, Alfieri non amò Asti, nonostante in questa cittadina di provincia situata in posizione strategica si trovasse l’unica dimora che ebbe la possibilità di chiamare “casa”. Fu capace come pochi altri intellettuali del tempo di spingersi oltre i confini del mondo aristocratico viaggiando in tutta Europa, in senso anacronistico, - s’intende -, e non solo: da Parigi a Londra, da Stoccolma a Pietroburgo, alla rincorsa di una libertà dai contorni sfumati e di una necessità esistenziale di scoprire, vedere e conoscere.

L’autobiografia – genere divenuto “di moda” all’epoca – è essenziale sia per chiunque desideri conoscere la poliedricità del protagonista sia anche per sintetizzare quest’ultimo in una sorta di paradigma: la contraddizione. Perché, quindi, l’autobiografia di Alfieri corrisponde a un romanzo di formazione? Per rispondere a questa domanda, è necessario sottolineare che l’opera pubblicata postuma di Alfieri si distingue nettamente dal genere letterario del diario: a variare in questi due generi è la relazione con il tempo. Mentre un diario prevede una contemporaneità tra scrittura e azione che si ottiene annotando sulle pagine un aggiornamento quotidiano, nell’autobiografia l’autore osserva se stesso a posteriori con la lente dell’esperienza e con un’ironia che gli consente il distacco necessario per giudicarsi. Pertanto l’autobiografia alfieriana può essere intesa come una confessione di quanto non era mai stato ammesso in vita o celato nelle metafore contenute nelle sue opere. 


Carla Forno, in un appuntamento di appena due ore e mostrando la sua esperienza dettata da anni di ricerca e studio, ha delineato una figura che si mostra agli occhi di noi studenti molto interessante e talmente composita da rendere possibile il rispecchiarsi di alcuni di noi in alcuni aspetti di una personalità così complessa. Gli appuntamenti, a cui gli studenti del quarto anno prenderanno parte in quanto approfondimento del programma di studio, continueranno per altre due lezioni distribuite nel mese di gennaio sulla piattaforma Meet: la cultura non si ferma e il nostro istituto rende disponibili ai suoi studenti molte esperienze in un contesto così complesso come quello che stiamo vivendo. 

A cura di Giulia Mora e Camilla Camusso (4C)