giovedì 24 dicembre 2020

Francesca Rosso parla di inclusione agli studenti del Liceo Classico

Riflessioni della dott.ssa Francesca Rosso per una vera inclusione

17 dicembre 2020: le classi IIIA e IIIC del liceo classico hanno incontrato la dott.ssa in Legge Francesca Rosso (ex allieva del nostro istituto)

Come commentare interventi a microfono attivo o messaggi in chat di studenti che ringraziano per quelle che definiscono due ore di “vera scuola”, passate a riflettere su cosa sia realmente l’inclusione, non solo in termini giuridici, ma anche nella loro quotidianità? E che sottolineano come siano state fondamentali per capire meglio sé stessi e poter, quindi, crescere davvero? Direi che c’è un’unica risposta, e sono le stesse parole usate dai ragazzi: si è fatta “vera scuola”! 

E’ quanto è accaduto giovedì 17 dicembre 2020 a due classi del liceo classico (IIIA, in compresenza col prof. Carlo Bavastro, e IIIC, compresente la prof.ssa Paola Bombaci) che dalle 10.34 alle 12. 10 sono state impegnate, a distanza, in una lezione, tenuta dalla dott.ssa Francesca Rosso, avente a tema l’inclusione e come il diritto si occupi dei diritti (mi si passi il bisticcio) di categorie sociali purtroppo ancora oggi “a rischio di esclusione” nella nostra società: le donne, il mondo LGBT, i disabili, gli studenti con disturbi di apprendimento, gli immigrati, anche di seconda generazione, per citarne soltanto alcune.

I nostri giovani allievi, da una altrettanto giovane, appassionata e competente dottoressa in Legge, che sogna un futuro (meritato, aggiungo io) in magistratura e che solo una decina di anni fa occupava, orgogliosamente, quegli stessi banchi del liceo classico, hanno imparato che “includere” non significa solo riconoscere dei diritti, ma anche garantirli; che l’uguaglianza non sta nel trattare tutti nel medesimo modo, ma in modo identico situazioni identiche e in modo diverso situazioni diverse; che alla base dell’inclusione stanno l’empatia e la solidarietà, ma che questa non può, da sola, rimediare alle inadempienze delle istituzioni.

Un esempio, lampante, vissuto e raccontato dalla relatrice stessa: tassisti che, durante un servizio diretto al Tribunale di Milano, arrivati a destinazione, con un gesto certo di grande solidarietà, accompagnano a piedi la nostra dottoressa fino all’interno dell’edificio, perché delle molteplici entrate solo una (!) è dotata di corrimano che permetta di salire le scale a chi ha difficoltà nella deambulazione.

Illuminante, in merito, l’osservazione della stessa Francesca Rosso: un grazie, certo, alla buona azione del tassista, ma una reale inclusione vorrebbe che ogni entrata avesse un corrimano e che fosse lo Stato a occuparsene! 

Di esempi come questi, concreti e quotidiani, quindi davvero efficaci per il pubblico dei nostri giovani allievi, ne sono stati fatti mille altri, non ultimo la proposta provocatoria di una giovane lesbica che auspicherebbe un no touch day in modo che tutti potessero realmente comprendere cosa significhi essere costretti a trattenere in pubblico un qualunque gesto di affetto verso la persona dello stesso sesso cui si vuole bene. E dalle reazioni degli studenti si è constatato con gioia e speranza che la maggior parte dei giovani di oggi ha finalmente abbattuto la barriera del pregiudizio.

Per concludere, torno al sincero entusiasmo della prime righe e con grande riconoscenza ringrazio la prof.ssa Bombaci (docente di italiano della classe IIIC) per aver organizzato l’evento, frutto di una collaborazione continua e assidua con la dott.ssa Rosso su tematiche inclusive, e per averlo condiviso anche con me. Non posso che essere, poi, grato a Francesca per aver accettato di mettersi al servizio dei nostri giovani allievi, con la professionalità, l’entusiasmo e lo spirito di chi ha fatto della giustizia la missione della propria vita.

E, infine, un grazie a loro, le nostre giovani generazioni, adolescenti di oggi, adulti di domani, ancor più consapevoli, grazie a un’esperienza come questa, del fatto che solo in virtù di un “delta positivo” (rubo la citazione a Francesca Rosso), ovvero l’attenzione, l’empatia e la solidarietà, potranno garantire un’inclusione che non sia una semplice dichiarazione di intenti.

A cura di Carlo Bavastro

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