Torna da me
“Quanto ci si può sentire soli? Sicuramente più di quanto il nostro cuore da solo possa sopportare. È allora che si corre a raccontare tutto a qualcuno. Scriverò tutto a te, mamma. Anche se non ci sei più. Queste mie lettere non saranno solo per ritrovarti. Ho bisogno di te. Perché anche Gabriele ora è lontano. Aiutami a riportarlo indietro”.
Inizia in questo modo la testimonianza di Valentina Barbera, scrittrice e mamma di due bambini di cui uno, Gabriele, autistico. La sua storia è contenuta nelle pagine del libro Torna da me, casa editrice Paoline Editoriale libri, 2020, pag. 144.
La giornalista e scrittrice Manuela Caracciolo afferma, durante la presentazione del libro tenutasi il 25 settembre 2020 presso il bar Mazzetti, che non si tratta di un romanzo, che si scrive con il cuore, e nemmeno di un saggio che si scrive con la mente. In quanto testimonianza è scritta con l’anima, l’anima di una donna che con la sua famiglia ha intrapreso un viaggio difficile, su una zattera fatta di tenacia e speranza, flessibilità e capacità di riemergere dalle onde. Una volta ottenuta la diagnosi, alla famiglia di Gabriele si sono aperte decine di porte degli studi di terapia considerati più competenti, ma nessuno era adatto. La scrittrice con il marito cercavano una figura che è stata soddisfatta della dottoressa Maria Etta Cavallini, anche lei intervistata durante la presentazione. La terapista interviene: “Valentina vuole che questo figlio torni da lei, ma secondo me non se ne è mai andato. Questo libro è, di certo, un inno alla vita e lei stessa, come genitore, mi ha insegnato delle cose. Innanzitutto a dare ascolto ai genitori che conoscono la vera dimensione di quello che il bambino sta vivendo quotidianamente. La terapia senza una collaborazione da parte dei genitori è inutile e spesso viene vista come elemento di riempimento per tutti quei momenti di vuoto che lo sconforto a causa della malattia provoca. Valentina, tuttavia, ha anche colmato questi silenzi con un amore sorprendentemente travolgente.”. Lentamente, la scrittrice intuisce che in ogni situazione dolorosa è racchiusa un’opportunità. Comincia, dunque, a scrivere delle lettere alla madre venuta a mancare, ma che ora avverte vicina. La scrittura risulta al tempo stesso un modo per dare libero sfogo ai propri pensieri e stati d’animo e per chiedere un aiuto a far tornare Gabriele dal silenzio di cui sembra prigioniero. Alessandro Borio, nella prefazione, scrive parole colme di sentimento e solidarietà nei confronti della famiglia di Valentina Barbera: “Torna da me è una strada per esplorare e dialogare con il mondo dell’autismo, un lavoro in cui calarsi in punta di piedi e col rispetto dovuto a chi ci apre le porte del suo cuore per regalarci un po’ di speranza. Perché la speranza è liquida e fluisce nelle anime che non sono impermeabili”.
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