mercoledì 9 dicembre 2020

School for future

“School for future”, un nuovo movimento studentesco nato a Torino 

Sentendone parlare, la nostra mente ci riporta al 2018 quando Greta Thumberg avviò lo “Skolstrjk för Klimatet”, sciopero scolastico per il clima, diffuso oggi in tutto il mondo come “Fridays for future”. 

Oggi, seguendo il suo esempio, 20 studenti trasformano la strada in una scrivania. Il diritto all’istruzione e un ritorno alla didattica in presenza diventano così oggetto di protesta pacifica, ma che con parole sentite tenta di portare a un cambiamento che si spera sia prossimo. Gli studenti che aderiscono alla manifestazione sono determinati a proseguire la loro lotta fino alla raggiunta di un risultato concreto che assecondi tutte quelle promesse che finora è risultato impossibile mantenere. 

I professori si sono dimostrati orgogliosi di aver istruito studenti con questi ideali di uguaglianza: la loro lotta è stata interpretata come uno schierarsi contro la didattica a distanza perché ancora troppo elitaria per un cospicuo numero di giovani menti che, nella peggiore delle ipotesi, come testimoniano ultimi dati, saranno costrette a rinunciare a un loro diritto inalienabile, il diritto all’istruzione. 
Foto di Joseph Mucira da Pixabay


Ritengo sia una tematica piuttosto complessa da affrontare, dal momento che spesso mi trovo a sostenere tesi contraddittorie, frutto delle molteplici sfaccettature che la problematica mostra in questo periodo di emergenza sanitaria. Per quanto la didattica a distanza rappresenti una potenzialità per chi dispone dei mezzi necessari, è bene riflettere sulla situazione di chi è meno fortunato. Mentre una parte di me non sostiene questo movimento perché considera il ritorno a scuola pericoloso e forse ancora troppo disorganizzato, comprendo come per molti la scuola non sia scontata, bensì costituisca un privilegio. 

Devo anche ammettere che in questa protesta, di cui la lettera inviata al ministro dell’istruzione Azzolina è diventata manifesto, ho notato un velo di egoismo: si percepisce, nelle loro parole, una scuola violata nel suo aspetto di socializzazione e non tanto di istruzione. In questo momento difficile vi sono priorità: un gap culturale, con la buona volontà, può essere colmato, ma la perdita della vita umana non ha rimedio. Le statistiche affermano che sui tamponi effettuati ai ragazzi, in Piemonte, 1 su 5 risulta positivo e, ormai, la giovane età non significa immunità. 

Non conosco nessuno che abbia aderito a questo movimento, anche perché molti istituti hanno concretamente investito i fondi dallo stato nell’acquisto di device funzionali al fine di garantire la didattica a tutti. 

In questi mesi, viene messo in dubbio un futuro di per sé già incerto: non ci è possibile vivere i nostri anni migliori a pieno in un’età che, purtroppo, non conosce la pazienza. Al momento ci sentiamo quasi imbrogliati da questa ricaduta in una situazione già vissuta, non riusciamo più a vederne un’uscita vicina portata dalla bella stagione, ma abbiamo bisogno di una maturazione personale che ci renda più consapevoli ed empatici nei confronti di chi si ritrova a gestire una situazione che difficilmente avremmo immaginato.

A cura di Camilla Camusso, IV C

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