martedì 30 novembre 2021

Le differenze di genere: una strada tutta in salita

 Ancora un articolo sulle differenze di genere, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, per capire a che punto siamo e quanto sia ancora difficile la strada da percorrere:

"Le differenze di genere: un tema spesso sottovalutato, portato alla luce solo in  giornate particolari, come la festa della donna o la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.  Oltre a segnarsi il volto con un tratto rosso e a regalare un mazzo di mimose in tali giornate, è importante che ciascuno di noi non  dimentichi mai che le differenze di genere hanno ancora una grande rilevanza nella società attuale, ed è sempre bene chiedersi cosa è mutato oggi, nel XXI secolo, dei tanti pregiudizi e stereotipi che riguardano la donna e i suoi comportamenti, basati sulla secolare convinzione della superiorità del sesso maschile.

Troppo spesso negli articoli di cronaca sui casi di femminicidio si dedica poco spazio alla donna vittima, per sottolineare invece i motivi che hanno spinto l’uomo a compiere atti di violenza, come la gelosia o la fine di un rapporto. Non si rimarca mai che ogni donna dovrebbe essere libera di condividere la propria vita con chi desidera e per quanto tempo desidera, senza rischiare la morte. 

E’ importante quindi cercare di educare le nuove generazioni al rispetto verso gli altri, verso le donne in particolare, già nelle scuole.


Il 25 Novembre,  nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, al Liceo Classico “ V. Alfieri” di Asti si è svolta una conferenza che ha visto la partecipazione del Sindaco e di alcuni assessori comunali, di responsabili di centri per l’accoglienza femminile  e ufficiali dei carabinieri del dipartimento per le violenze verso le donne, per sensibilizzare gli studenti in merito al tema della giornata. Collegati tramite internet da tutte le scuole della città, più di 800 ragazzi hanno potuto ascoltare importanti informazioni e consigli per cercare di arginare il fenomeno della violenza verso le donne, come ad esempio quello di non cadere mai nell’indifferenza, ma cercare di essere vigili verso gli altri.

 Un altro tema importante trattato durante la conferenza è stata l’analisi delle cause che portano gli uomini a svolgere gesti violenti nei confronti delle donne: in alcuni casi sono vere proprie patologie, non giustificabili con un folle amore distrutto da una separazione o da comportamenti particolari della donna che si sostiene di amare.

Le violenze di cui le donne sono vittime non sono solo fisiche, ma anche economiche o psicologiche, e lasciano nella vittima danni permanenti. Più volte si è ribadita l’importanza di educare non solo le donne a denunciare atti violenti, ma anche gli uomini a diventare persone rispettose dell’altro sesso e consapevoli delle conseguenze delle loro azioni. 

La disparità di genere è dunque, purtroppo, ancora molto diffusa nella nostra società; dobbiamo pertanto impegnarci tutti a cercare di superarla, anche partendo dalle piccole azioni e ricordandocene non solo il 25 novembre o l’8 marzo ma tutto l’anno.

Anche nel nostro paese non manca il rischio che le donne siano “confinate” nei margini, sempre in dovere di giustificare se stesse e le proprie azioni.
Vogliamo ricordare che in alcuni paesi lontani da noi, come l’Afghanistan, la vita delle donne è oggi mortificata da leggi che vietano a tutte le donne di essere chiamate in pubblico con il proprio nome, considerato come un insulto, tanto da dover essere chiamate come “figlia di ” o “moglie di” , seguito dal nome del parente maschio. Il proprio nome non è scritto neanche nei documenti oppure certificati di nascita. Immaginate quindi di non avere un’identità, se non in relazione a un uomo. Se andate dal medico per farvi prescrivere dei farmaci non potete dire il vostro nome; oltre a ciò vostro marito può decidere di picchiarvi senza alcun timore di essere punito: il vostro corpo appartiene a lui, proprio come il vostro nome. E’ stato il coraggio di una donna speciale, Laleh Osmany, che nel 2015 è riuscita a fondare una campagna chiamata “Dov’è il mio nome?”, ha sopportato insulti e maggiori discriminazioni e dopo tre anni di lotta ha ottenuto che il governo del suo paese consentisse che il nome della madre fosse incluso sulle carte d’identità nazionali.

Una conquista importante, sancita nel 2020 da un premio internazionale della BBC, recentemente annullata: oggi il suo paese, piombato nelle mani dei talebani, ha nuovamente azzerato i pochi segnali della parità di genere, le donne sono ancora confinate in casa, escluse dall’istruzione e dal lavoro, chissà per quanto.
Pensando alla sua storia, ricordiamoci che anche in Occidente le differenze di genere si insinuano ostinatamente in modo più sottile e pervasivo, ma altrettanto dannoso, nella vita di tutti: in ambito lavorativo, secondo un’indagine dell’ISTAT in Italia a dicembre 2020, a causa della pandemia si sono contati 101 mila lavoratori in meno, di cui 99 mila donne; questo accade principalmente perché sono le donne a svolgere maggiormente lavori precari che hanno meno tutele  ed a subire  licenziamenti, come  in caso di maternità.  

Questo è solo un esempio di come siano spesso le donne le prime ad essere escluse dalle tutele e dal rispetto, e perciò ricordiamoci che esiste una sola cosa da fare: educare al rispetto, perché contro i pregiudizi l’educazione è l’unico vaccino." Giulia Boracco, classe IV A


lunedì 29 novembre 2021

Progetto Sarah

 Il Liceo Classico aderisce al Progetto Sarah



Anche quest'anno la prof.ssa Mariarosa Poggio con un gruppo di allieve delle classi 3C e 5C del Liceo Classico ha aderito alle iniziative del Progetto Sarah vendendo delle tavolette di cioccolato Barbero tra docenti e allievi. Due allieve della classe 3C, Ilaria Caramellino e Martina Molon, hanno realizzato questo Power Point.

a cura di Cinzia Zenzon

Non una di meno (riflessioni sulla giornata internazionale contro la violenza sulle donne)

 Il 25 Novembre si è celebrata la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, con numerose iniziative di sensibilizzazione sulla tematica, tra cui anche un convegno, organizzato dal nostro Istituto in collaborazione con il Comune di Asti e la Commissione Pari Opportunità, che ha visto l'intervento di esponenti della Questura, del comando dei Carabinieri, del Centro antiviolenza l'Orecchio di Venere.

Gli studenti del corso di Giornalismo hanno elaborato le loro riflessioni sulla giornata del 25 Novembre. Proponiamo di seguito il primo articolo, che invita i lettori a non abbassare mai la guardia quando si tratta di parità e disparità di genere:

"La violenza sulle donne in Italia raggiunge un tragico record, proprio nei giorni che precedono il 25 novembre, data in cui si è celebrata la giornata internazionale contro la violenza sulle donne; l’Italia quest’anno in particolare ha bisogno più che mai di sottolineare come questo fenomeno sia in crescita: i dati non fanno infatti che destare grande preoccupazione. 
I media, la televisione e listituzioni stesse si sono preoccupati di ricordare a tutti l’importanza della giornata e di sottolineare come questa tendenza debba essere fortemente contrastata e in qualche modo ridotta. 
Dal report pubblicato online dal Viminale, i dati non fanno ben sperare: dal primo gennaio al  21 novembre di quest’anno sono state registrate 109 vittime donne, di cui 93 in ambito familiare e affettivo e di queste ben 63 morte per mano di partner/ex partner. Il 7% in più rispetto al 2020. 
La giornata contro la violenza sulle donne quest’anno si carica quindi di un significato ancora più importante e proprio per questo, in maniera ancora più accentuata e decisa rispetto agli anni precedenti , il 25 novembre è stato costellato di scarpette rosse , di inchieste e iniziative che cercavano di animare le coscienze delle popolazione e di interventi di figure celebri e importanti all’interno del panorama italiano, che ricordano come sia sbagliato commettere ogni tipo di violenza nei confronti delle donne, invitando le stesse a denunciare qualunque genere di oppressione che le vede protagoniste o a cui assistono di riflesso: tutto giustissimo, come è corretto che ogni anno questa ricorrenza venga ricordata nelle opportune modalitàricevendo la giusta visibilità a livello nazionale. 
Il problema però è che l’Italia che oggi ci dice di non picchiare le donne è la stessa che ieri, quando una ragazza veniva violentata, le attribuiva  la colpa: perché la sua gonna era troppo corta oppure aveva bevuto troppo alcol. 
È la stessa che provava un certo senso di compassione ed empatia e che giustificava un uomo che picchiava la moglie poiché questa l’aveva tradito, definendolo come qualcuno che aveva “perso la testa a causa della gelosia”, perché in fondo solo di questo si tratta, giusto? Di un momento di debolezza, un semplice scatto di rabbia, provocato dal dolore causato dal tradimento, considerato l’amore immenso che provava per lei.Di colpo la vittima scompare, rimangono solo le pene d’amore del carnefice. 
Sembra assurdo, eppure è il messaggio che ancora troppo spesso, implicitamente o esplicitamente, arriva dagli articoli o dalle opinioni di personaggi anche di una certa rilevanza. 
Si parla sempre di lei, la stessa Italia che, esattamente quattro giorni dopo la giornata contro la violenza sulle donne, assiste inerte alla scena la cui protagonista è Greta Beccaglia, una giornalista sportiva che durante un servizio viene palpeggiata e a cui, dopo diversi apprezzamenti non richiesti mentre stava soltanto cercando di svolgere il proprio lavoro, viene tranquillamente detto dal collega in studio: “Si cresce con queste esperienze”, tutto spudoratamente in diretta televisiva. 
No, non sono esperienze che fanno crescere, niente di tutto ciò rafforza una donna, non dovrebbe essere giustificato o considerato nella norma. 
Una donna, in quanto essere umano, ha un suo corpo che nessuno sconosciuto dovrebbe permettersi di toccare senza consenso, ha una sua identità, una volontà e un pensiero libero, nessuno la possiede e non è una semplice figura subordinata a quella dell’uomo. 
Ed è questo che forse l’Italia non capisce, che una donna, in primo luogo, non è altro che una persona, con dei sogni, delle ambizioni, un lavoro, un titolo di studio e poi è anche una madre, una moglie, una fidanzata: non il contrario. 
Vengono giustificati di continuo, spesso anche involontariamente (e la cosa non fa che essere ancora più grave per questo), fenomeni di violenza, di misoginia le cui vittime finiscono per diventarlo doppiamente, perché oltre ad avere subito una violenza ne sono state anche la diretta causa“se la sono cercata”. 
Michela Murgia, ma anche altre donne (e non), impiega parte della sua vita per denunciare il maschilismo radicato nella società, nel nostro modo di vivere e nelle nostre abitudini, fornendoci una visione diversa della realtà in cui viviamo, analizzando il linguaggio e i comportamenti quotidiani che preludono a fatti ben più gravi e violenti e che arrivano a sfociare nei femminicidi. Lei, giornalista, scrittrice e opinionista televisiva, è la prima ad essere pesantemente attaccata per l’aspetto fisico, come se, in quanto donna, qualsiasi cosa da lei detta, passasse in secondo piano rispetto a come appare. 
E come lei, tante altre donne sono vittime dello stesso male, sminuite quotidianamente nel loro valore. 
Ma di questi problemi nessuno si cura, i femminicidi rimangonosemplici casi di cronaca e il 25 novembre l’Italia si limita a piangere le sue vittime a testa bassa, le stesse di cui non si preoccupa durante gli altri giorni."                                    Denise Gaiot, classe 3C

domenica 28 novembre 2021

Cerimonia finale del Premio Asti d'appello

 Doppia vittoria per Marina Marazza



Domenica 28 Novembre 2021 si è svolta la cerimonia finale del Premio Asti d'appello che quest'anno è potuta tornare a Teatro Alfieri con il pubblico dopo che lo scorso anno, a causa dell'emergenza sanitaria, è stata realizzata in diretta streaming sempre dal Teatro Alfieri ma a porte chiuse.

La prof.ssa Cinzia Zenzon, referente del progetto, ha partecipato alla cerimonia accompagnata da una fedelissima rappresentanza di studenti delle classi 5 B (Alessandro Merlone) e 2 A (Emma Austa, Maria Adele Avidano, Rebecca Nicolae, Fiamma Rasero e Federico Ribero) che hanno seguito con molto interesse tutte le fasi della premiazione. Presentati da Chiara Buratti e introdotti dalle recensioni di Massimo Cotto, i sei finalisti (il settimo, Paolo di Stefano, assente per malattia è stato escluso come da regolamento) hanno recitato un'arringa difensiva del loro romanzo di fronte ad una giuria togata. Mentre la giuria si è riunita per assegnare il premio, il pubblico è stato allietato dalle note di Wolgfang Amadeus Mozart presentato dal recital in prima assoluta Mozart in Italia: la musica, il viaggio, interpretato dalla voce narrante di Sandro Cappelletto, dal pianista Marco Scolastra e dalla superlativa soprano Cinzia Forte.



Al termine è stato proclamato il verdetto: vincitrice del Premio della giuria popolare è stata Marina Marazza, autrice del romanzo Io sono la strega, scrittrice intervista proprio dai nostri allievi del Liceo Classico poche settimane fa: i ragazzi avevano molto amato il suo libro ed erano stati affascinati dalla personalità di Marina Marazza che ha saputo trasmettere tutta la sua passione per la scrittura nell'ora trascorsa insieme durante l'intervista. La gioia si è raddoppiata (così come l'emozione dell'autrice) quando è stato svelato anche il nome del vincitore del Premio della giuria: ancora una volta Marina Marazza che evidentemente con la storia di Caterina da Broni ha convinto anche i giudici e gli avvocati presenti in teatro. Complimenti a Marina Marazza e arrivederci al prossimo romanzo!


a cura di Cinzia Zenzon

lunedì 22 novembre 2021

Premiazione di Federica Parigi

 

Federica Parigi della V A Liceo classico riceve un importante premio



Su segnalazione della sua insegnante di scienze motorie, prof.ssa Clotilde Ghi, Federica Parigi, studentessa dell’ultimo anno del liceo classico cittadino, ha ricevuto il Premio Borsa di Studio Attilio Bravi. Tale riconoscimento consiste in un premio in denaro in considerazione delle prestazioni sportive e del rendimento scolastico degli studenti; relativo all’anno 2019 -20, la Borsa è stata assegnata a Federica Parigi per le sue vittorie nell’atletica, in particolare nel salto in alto, oltre naturalmente per i buoni risultati scolastici. La cerimonia ha avuto luogo giovedì 11 novembre, a cui ha fatto seguito una conviviale con i campioni astigiani dello sport.

a cura di Mariarosa Poggio

lunedì 15 novembre 2021

Conferenza su Cosma Manera

 4 Novembre: Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate



Presso l'Archivio Storico di Asti alcuni studenti del Liceo Classico hanno partecipato ad una mostra organizzata per l'occasione su alcune figure che si sono distinte nello svolgimento della loro attività tra cui Cosma Manera.

La studentessa Kishta Magderida di 3C ha realizzato al riguardo un prodotto in power point

venerdì 12 novembre 2021

Intervista per Asti d'appello

 

INTERVISTA A MARINA MARAZZA 


Venerdì 12 Novembre alle ore 16.30 in modalità online si è svolto l’incontro con Marina Marazza, autrice del romanzo Io sono la strega, in corsa per il premio di “Asti d’appello”.

Quest’anno la Biblioteca Astense e la Direzione del Premio “Asti d’appello” ha deciso di variare la formula di interazione con gli studenti che rappresentano la giuria giovane del Premio proponendo ad ogni scuola coinvolta di ‘adottare’ uno scrittore per intervistarlo. La prof.ssa Cinzia Zenzon, referente del progetto per il Liceo Classico, si è ‘accaparrata’ per i suoi quattordici ragazzi provenienti dalla 5B e dalla 2A Marina Marazza, autrice di un romanzo che fin da subito ha riscontrato grande successo fra i ragazzi (e l’insegnante!). Gli studenti hanno proposto molte domande, mai banali ma curiose e specifiche sia sui motivi personali che hanno portato l’autrice alla scrittura di romanzi storici sia sulle modalità con cui ha reperito i dati per la sua opera sia sulle scelte relative all’intreccio.



Con un entusiasmo che ha subito catturato i ragazzi, Marina Marazza ha raccontato la sua esperienza biografica rispondendo alle domande di Rebecca Nicolae della 2A: fin da bambina ha sempre letto molto e ha deciso di riscrivere storie che non le piacevano in alcuni punti, specialmente per come venivano rappresentate le figure femminili, così il suo primo romanzo è stato L’orchidea della giustizia, la storia di una Zorro in gonnella. L’autrice ha continuato ammettendo di non aver sempre solo fatto la scrittrice, ma di aver lavorato per alcuni anni come direttore creativo della Walt Disney Company, pur continuando a scrivere almeno un romanzo ogni due anni, prediligendo le storie con protagoniste le donne, da Gertrude alla moglie di Dante a Caterina da Broni.



Un'altra curiosità dei ragazzi è stata sapere a quali fonti ha attinto: a Carlotta Rocatti di 5B Marina Marazza ha spiegato come la fortunosa preservazione degli atti del processo a Caterina di cui una copia era stata trascritta da un notaio al conte Melzi, suo accusatore, l’ha incuriosita sia per la figura di Caterina sia per il contesto. L’autrice rivela che la sua scrittura parte sempre da documenti storici a cui rimane molto fedele (anche talora deludendo il lettore quando non fa fuggire la protagonista con l’amore della sua vita…) aggiungendo personaggi ‘da fiction’ (come gli uomini che Caterina incontra nella locanda in cui è costretta a prostituirsi) per coinvolgere maggiormente il lettore. Altre fonti del romanzo sono state le poesie di Fabio da Varese e i dipinti di Fede di Galizia, oltre a documenti sulla peste del Monferrato.



Francesca Fabris di 5B ha chiesto infine se ha intenzione di scrivere il seguito della vicenda di Salem, il boia che si trova senza saperlo a giustiziare sua madre. Marina Marazza ammette di aver voluto raccontare, con Salem, la storia di una figura, quella del boia, poco indagata nei romanzi ambientati durante il ‘600 e anche poco documentata, perché si tratta di un personaggio che nell’epoca della Controriforma assunse grande importanza e prestigio sociale; per di più in questo caso la sua vicenda, dopo l’esecuzione della sentenza di morte ai danni di Caterina, risulta aperta e quindi foriera di molti spunti romanzeschi.

L’incontro, la cui durata tutti avremmo voluto potesse prolungarsi, si è concluso con i complimenti rivolti da Marina Marazza ai ragazzi e alla docente per la qualità delle domande e le riflessioni frutto di una lettura meditata del suo romanzo e della capacità di confrontarlo con IL romanzo per eccellenza che le due classi stanno, sotto diversi punti di vista e con differente livello di approfondimento, studiando quest’anno: i Promessi sposi di Alessandro Manzoni, nella quale opera è proprio citata la vicenda di Caterina.

A cura di Cinzia Zenzon

martedì 2 novembre 2021

Conferenza della prof.ssa Giulia Albanese

 RIFLETTERE SULLA STORIA IN OCCASIONE DELL'ANNIVERSARIO DELLA MARCIA SU ROMA


Martedì 26 ottobre 2021 le classi quarte e quinte del Liceo Classico hanno avuto modo di partecipare a una conferenza di approfondimento riguardo la Marcia su Roma tenuta dalla professoressa Giulia Albanese, docente associata presso l’Università di Padova.

L’episodio, nucleo della discussione intrapresa dalla professoressa e di cui si celebra il 99° anniversario il 27 ottobre, è stato contestualizzato nel dispiegarsi di tutti i nuclei politici, sociali e di dinamica storica che hanno caratterizzato uno episodio contraddittorio della storia italiana. Se per i fascisti, infatti, la Marcia fu un fatto fondamentale, volto ad ampliare il numero di adesioni al Partito Fascista, nato nel 1919 a Milano in Piazza San Sepolcro, ebbe d’altra parte scarsa considerazione da parte di tutti gli illustri parlamentari che fino a quel momento non avevano ancora aderito al partito.

Tuttavia, come si comprende in seguito, i quattro giorni di fuoco dal 27 al 31 ottobre del 1922 rappresentano un momento di svolta nell’ascesa al potere di un personaggio che segnerà in maniera tanto indelebile quanto negativa il primo Novecento: da questo momento, infatti, Benito Mussolini, attraverso la carica di Presidente del Consiglio, nominato dal re Vittorio Emanuele III, inizia a compiere i primi passi concreti che lo condurranno a rivestire il ruolo di dittatore.

Suscita, dunque, una commistione di sensazioni di ansia e preoccupazione rivolgere, seguendo questa chiave di lettura, uno sguardo a un momento buio della nostra attualità: l’assalto alla CGIL avvenuto Sabato 16 ottobre come degenerazione di un movimento no-Green Pass in una manifestazione violenta che ha travolto le vie del centro di Roma, inneggiando a una riconquista delle forze politiche di destra della capitale. Proprio in questo ultimo confronto la professoressa ha avuto modo di proporre a noi studenti una sottolineatura sul ruolo che la storia dovrebbe rivestire nella nostra società, garantendo a ogni individuo, in quanto cittadino, di saper leggere e affrontare attivamente una realtà che necessita di consapevolezza storica e sociale.

                                                                                                 A cura di Camilla Camusso V C Liceo Classico