lunedì 4 gennaio 2021

Prima Conferenza Alfieriana

A TU PER TU CON VITTORIO ALFIERI 

Il Settecento, secolo di salotti, minuetti e cioccolata, ma anche di grandi rivoluzioni e di sconvolgenti contraddizioni, è il contesto in cui si inserisce Vita scritta da esso, l’autobiografia di Vittorio Alfieri. Quest’ultima rappresenta uno dei titoli più atipici e apprezzati del Settecento e, in quanto romanzo di formazione, l’autore non racconta l’assoluta verità, ma il percorso, la presa di coscienza, la vita come spazio di esperienza e di esistenza. Proprio l’esistenza complessa di Alfieri delinea il file rouge del ciclo di conferenze tenuto dalla dottoressa Carla Forno il 15 dicembre 2020 agli studenti e ai docenti del Liceo Classico, istituto che prende il proprio nome dall’eclettico drammaturgo e poeta astigiano. Sempre critico e ironico, indubbiamente superiore, Alfieri non amò Asti, nonostante in questa cittadina di provincia situata in posizione strategica si trovasse l’unica dimora che ebbe la possibilità di chiamare “casa”. Fu capace come pochi altri intellettuali del tempo di spingersi oltre i confini del mondo aristocratico viaggiando in tutta Europa, in senso anacronistico, - s’intende -, e non solo: da Parigi a Londra, da Stoccolma a Pietroburgo, alla rincorsa di una libertà dai contorni sfumati e di una necessità esistenziale di scoprire, vedere e conoscere.

L’autobiografia – genere divenuto “di moda” all’epoca – è essenziale sia per chiunque desideri conoscere la poliedricità del protagonista sia anche per sintetizzare quest’ultimo in una sorta di paradigma: la contraddizione. Perché, quindi, l’autobiografia di Alfieri corrisponde a un romanzo di formazione? Per rispondere a questa domanda, è necessario sottolineare che l’opera pubblicata postuma di Alfieri si distingue nettamente dal genere letterario del diario: a variare in questi due generi è la relazione con il tempo. Mentre un diario prevede una contemporaneità tra scrittura e azione che si ottiene annotando sulle pagine un aggiornamento quotidiano, nell’autobiografia l’autore osserva se stesso a posteriori con la lente dell’esperienza e con un’ironia che gli consente il distacco necessario per giudicarsi. Pertanto l’autobiografia alfieriana può essere intesa come una confessione di quanto non era mai stato ammesso in vita o celato nelle metafore contenute nelle sue opere. 


Carla Forno, in un appuntamento di appena due ore e mostrando la sua esperienza dettata da anni di ricerca e studio, ha delineato una figura che si mostra agli occhi di noi studenti molto interessante e talmente composita da rendere possibile il rispecchiarsi di alcuni di noi in alcuni aspetti di una personalità così complessa. Gli appuntamenti, a cui gli studenti del quarto anno prenderanno parte in quanto approfondimento del programma di studio, continueranno per altre due lezioni distribuite nel mese di gennaio sulla piattaforma Meet: la cultura non si ferma e il nostro istituto rende disponibili ai suoi studenti molte esperienze in un contesto così complesso come quello che stiamo vivendo. 

A cura di Giulia Mora e Camilla Camusso (4C)

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