Incontro con Giovanni Tesio per celebrare la Giornata della Memoria
Letteratura e Shoah
Il Giorno della Memoria, il 27 gennaio, che da venti anni ricorda il momento in cui, nel 1945, un drappello di soldati dell'Armata Rossa arrivò dinanzi ad uno dei tanti cancelli della città concentrazionaria di Auschwitz, è un momento di grande intensità, tale da spingersi ben oltre ad uno sterile (inutile e certamente dannoso) celebrazionismo. Agli studenti del triennio del Liceo Classico “Vittorio Alfieri” di Asti è stata proposta una lectio del Prof. Giovanni Tesio, profondo studioso della Shoah e dell'opera di Primo Levi, che conobbe di persona e con cui ebbe modo di confrontarsi sui temi fondamentali della testimonianza e del dovere della memoria. Questo è infatti il nucleo della riflessione sviluppata dal Prof. Tesio nel suo ultimo libro, Nel buco nero di Auschwitz (Interlinea 2021), una antologia assai ricca e dettagliata di scrittori sul tema dell'Olocausto, opera che fa seguito a Nell'abisso del lager (Interlinea 2020), collazione in questo caso di testi poetici sull'argomento.
Il legame tra Shoah e letteratura, in qualsiasi forma essa si esprima, è alimentato dal dovere etico, un vero imperativo categorico, di dare testimonianza sia ai sommersi sia ai salvati, secondo la celebre definizione di Primo Levi, di dare voce a chi non la ebbe più, perché annientato dalla violenza del lager. Vale la pena ricordare, come del resto sottolinea lo stesso Tesio, le parole assolute con cui Levi inizia Se questo è un uomo, l'intensissimo shemà con cui si apre l'esplorazione dell'abisso del lager: Meditate che questo è stato. Vi comando queste parole: scolpitele nel vostro cuore, ripetetele ai vostri figli... Una climax (meditate, scolpitele, ripetetele) che pone in rilievo la centralità della parola scritta, anzi, scolpita, una parola a cui si assegna il dovere si esprimere l'indicibile, di impedire che il buio del lager riesca a cancellare ogni traccia, ogni memoria, ogni segno di chi in esso ha perso tutto, prima l'identità (il nome sostituito da numero), poi l'anima (la metafora del buio è quanto mai pregnante, come bene indicato da un altro testo fondamentale, La notte, di Elie Wiesel), quindi la vita, nelle camere a gas, nella morsa della fame inimmaginabile, delle torture, delle violenze proprie dell'abisso del lager. Nel campo di concentramento e di sterminio la parola scritta era vietata, quella parlata era urlata, in ogni caso privata di valore comunicativo con il fine di creare nella babele di lingue, idiomi e dialetti una sempre maggiore perdita di coscienza ed autocoscienza. Tesio ha proposto una profonda, intensa e commossa riflessione proprio a partire dal coraggio di chi nel campo di lavoro e di sterminio ha avuto la forza ed il coraggio, immensi, di scrivere, infrangendo divieti assoluti (basti pensare alle testimonianze sotterrate dagli uomini dei Sondercommando prima di essere eliminati o ai disegni degli internati di Terezin, ritrovati nascosti, anche molti anni dopo la fine della guerra, perché diventassero un atto di accusa della violenza genocida del nazismo), per arrivare a chi, anche a distanza di tempo, ha voluto scrivere del lager, partendo dalla propria esperienza o da quella dei superstiti, a cui è dovere dare voce. In questo modo sappiamo di Hurbinek, commovente figura di un figlio del lager ne La tregua, sappiamo dell'Ulisse dantesco che riesce a diventare un mezzo, che attraverso la memoria riesce a collegare al mondo al di là del filo spinato attraversato dalla corrente, oppure possiamo immaginare la vertigine e lo smarrimento di Levi nel vedere il libro (oggetto del tutto estraneo al lager, una vera anomalia) di chimica, sul quale lui stesso aveva studiato in anni, che apparivano remoti, di un'altra esistenza...
E' stata una lezione che ha coinvolto in piattaforma circa duecento alunni della scuola in presenza e a distanza, a cui è stata offerta certamente una ricca serie di spunti per ragionare e riflettere sul valore, oggi assai smarrito nel solipsismo di questi aspri tempi, della parola come veicolo di condivisione, comunicazione e compassione (nel senso etimologico del verbo latino, patire con). E' una parola, che nel buco nero di Auschwitz, proprio in quel mondo senza luce, ritrova la sua intrinseca intensità e luminosità, e riesce a recuperare la forza dirompente del logos, sintesi di parola e pensiero. In una fase storica in cui sovente gli uomini preferiscono la tenebra alla luce, secondo la potente metafora giovannea, le parole illuminate, illuminanti e generose della letteratura e della poesia assumono un valore salvifico di estrema importanza. Grazie, Prof. Tesio, per la Sua lezione, anche sotto questa prospettiva!
Giovedì 18 febbraio (on line dalle 15 alle 17) si tornerà ad esplorare con gli studenti di ultimo e penultimo anno del Liceo Classico il mondo della Shoah nell'incontro con il Prof. Frediano Sessi, a partire dal suo ultimo lavoro, Auschwitz. Storia e memoria (Marsilio Editore, 2020).
A cura del prof. Enrico Cico
Nessun commento:
Posta un commento