ALFIERI E SOFOCLE: DUE EPOCHE, UNA TRAGEDIA
Il giorno 19 gennaio 2021 io e altri studenti del triennio del Liceo Classico, abbiamo avuto la possibilità di assistere ad una conferenza sull’Antigone alfieriana tenuta dalla dottoressa Carla Forno.
La lezione è iniziata con un intervento della professoressa Levati, che ci ha introdotto alcuni aspetti dell’opera di Sofocle, ripresa poi da Alfieri. Molto interessante è stata la citazione di un verso del tragediografo greco, che fa pronunciare ad Antigone una frase ricca di pathos, ma anche di doppie interpretazioni: << Giacerò amata insieme a colui che è a me caro>>.
Viene usato la forma verbale κείσομαι, che però vuol dire sia ‘giacere morta’ che ‘giacere’ in senso erotico.
È proprio da questa affermazione che la dottoressa Forno ha iniziato a spiegarci che Alfieri sia uno dei tanti autori moderni che hanno cercato di colmare l’ipotesto sofocleo, scrivendo un dialogo tra la protagonista e il fratello Polinice ancora in vita, cercando di eliminare il sottinteso sessuale.
Per questo motivo infatti il drammaturgo settecentesco inserì nella propria tragedia un personaggio da lui inventato, Argia, che sarebbe dovuta essere la moglie di Polinice; in tal modo il profondo struggimento di Antigone per la morte del fratello sarebbe dovuto essere solo motivato da un amore fraterno.
Molto interessante è stata anche l’illustrazione dei temi principali dell’opera, primo fra tutti la paura. Alfieri infatti dà molto più peso a Creonte, tiranno che presenta una contraddizione da cui nascerà la propria disfatta, piuttosto che al personaggio ripreso nel titolo dell’opera.
È con Creonte quindi che viene esposto il tema della paura, in particolare quando il suo potere inizia ad essere assoluto, incontrastato, per poi franare e segnare la sua rovina; è quindi un timore del volgo che, se coalizzato, può distruggere un sovrano, e quindi della reale caducità del potere.
Per me, che ho studiato l’Antigone di Sofocle da poco, è stato molto interessante ascoltare questi confronti, soprattutto per notare come una stessa tragedia ripresa da due autori diversi possa risultare così diversa, proprio perché lo stile dell’autore e le tematiche affrontate riprendono le caratteristiche di due epoche differenti, mostrando anche quanto il pubblico sia cambiato, richieda maggior autoanalisi, realizzata da Alfieri mediante i numerosi monologhi dei personaggi.
A cura di Carlotta Rocatti, IV B
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