La
IA del Liceo classico trasforma Piazza della Cattedrale nel set degli Uccelli
di Aristofane
IA
del liceo classico - 3 giugno - ore 10.00: dopo venti minuti di lezione in aula
(giusto il tempo per le domande di rito sui compiti delle vacanze), i miei
studenti ed io scendiamo in Piazza della Cattedrale per le ultime due ore di
lezione di latino e greco dell’anno (martedì e mercoledì i ragazzi saranno
impegnati nella cogestione).
Come
è ormai consuetudine da settembre, anche questo venerdì sarà dedicato, in
parte, al laboratorio di teatro classico. Sino ad oggi lo si è svolto in
classe, indossando le mascherine, ma comunque fuori dai banchi, chi in piedi
chi seduto, chi sul posto chi in movimento, nel tentativo di riprodurre, pur
nella pandemia e senza particolari velleità artistiche, alcune dinamiche
teatrali: la gestualità del corpo, l’intonazione della voce, il gioco attore –
coro.
Per
mesi abbiamo letto passi, riadattati, dalle tragedie di Eschilo, Sofocle,
Euripide e dalle commedie di Aristofane, ricercandone una connessione con
l’attualità: le Supplici di Eschilo e l’accoglienza dei migranti; le Troiane
di Euripide, la Lisistrata di Aristofane e il dramma della guerra,
specialmente per le donne; la Medea di Euripide (cui è seguita la
visione della celeberrima versione cinematografica di Pasolini) e il rapporto
con l’Altro.
Ultima,
proprio venerdì scorso, la lettura di scene dagli Uccelli di Aristofane,
l’utopia politico – sociale di una città sospesa tra il mondo degli uomini e
quello degli dèi: la città degli uccelli, appunto.
E
proprio allora, quasi per gioco, avevo lanciato un’idea: perché venerdì
prossimo (il 3, appunto) non provare a realizzare un corto su questa commedia?
Nessuna pretesa di perfezione filologica o drammaturgica, ma semplicemente una
risposta pratica a una necessità sempre più impellente per i nostri studenti:
dopo mesi di chiusure e costrizioni qualche “ora d’aria”, complici il caldo e
il sole.
Pur
non avendo dato ai ragazzi alcuna indicazione di regia, se non alcuni gruppi di
battute, mi ritrovo, da spettatore, sul set di un film, dove ognuno ha un suo
ruolo (di attore/attrice, voce fuori campo, coro, regista, addetto/a alla
sartoria etc.), compreso un albero di fico, che i ragazzi decidono di
utilizzare per la scena del sicofante (delatore), che letteralmente “denuncia
il furto di fichi sacri”. Non mancano neppure loro, gli uccelli, che si
rincorrono, a stormi, sul tetto della cattedrale.
Ebbene,
grazie alle indicazioni di Lorenzo Morosino (che non posso non citare per le
sue indubbie doti di giovanissimo regista), in due ore si provano e si girano
le scene, mentre gruppi di turisti, incuriositi, si fermano, scattano qualche
foto e vanno oltre.
Sono
le 12.00 e si riprende l’ultima scena: le nozze di Pistetero, ateniese
riconosciuto re della città degli uccelli, e Regina. La τύχη (sorte) ci assiste
e come ogni giorno dal campanile della cattedrale ecco il diffondersi dei
rintocchi delle campane che sembrano benedire le nozze profane con cui si
chiude la commedia di Aristofane e con essa, in pratica, l’anno scolastico.
Perché
questo resoconto? Per ringraziare i miei studenti della IA, che da qualche
giorno mi hanno inviato il link del corto realizzato,
anche in questo caso dopo un lavoro di montaggio in totale autonomia, con
qualche imperfezione, certo, come imperfetta, e per questo unica e
straordinaria, è la loro età.
Grazie,
ragazzi!
A cura di Carlo Bavastro
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