L’Italia fu uno degli ultimi paesi a concedere il voto alle donne, insieme alla Francia. Il 2 giugno 1946 furono elette per la prima volta 21 donne all’Assemblea incaricata di definire un nuovo assetto democratico e i valori che sono alla base della vita sociale, civile economica e politica della nazione. Tutte queste donne avevano alle spalle storie di impegno sociale e politico e alcune anche esperienze da combattenti, di lotta partigiana, di carcere per attività antifascista, di esilio o di deportazione nei campi di concentramento nazisti.
La partecipazione alla Resistenza cambia la consapevolezza di sé delle donne italiane. Cambia la loro relazione con gli uomini, con i figli e con la dimensione pubblica. Si sentono cittadine e vogliono partecipare alla vita sociale e politica. Vogliono contribuire alla ricostruzione del paese, collaborare al riscatto di quell’Italia distrutta.
Per questi motivi il voto fu una conquista e non una concessione. Fu determinante a questo proposito la mobilitazione di tutte le associazioni femminili per coinvolgere, informare e convincere le donne ad andare a votare. Promossero una propaganda metodica e capillare che risultò molto efficace. Il 2 giugno del 1946 le donne votarono in massa: 12 milioni di donne pari all’89%, costituivano il 53% della popolazione; 11 milioni gli uomini. Le donne diventarono propagandiste, tribune, consigliere, sindaco, costituenti nel mitico 1946.
« Lunghissima attesa davanti ai seggi elettorali. Sembra di essere tornati alle code per l’acqua e per i generi razionati. Abbiamo tutte nel petto un vuoto da giorni d’esame, ripassiamo mentalmente la lezione: quel simbolo, quel segno, una crocetta accanto al nome. Stringiamo le schede come biglietti d’amore. Si vedono molti sgabelli pieghevoli infilati al braccio di donne timorose di stancarsi e molte tasche gonfie per il pacchetto della colazione. Le conversazioni che nascono tra donne e uomini hanno un tono diverso, alla pari».
Le Donne Costituenti furono peculiari interpreti di questo vissuto comune e pur, avendo diverse formazioni culturali, pur essendo orgogliosamente democristiane, socialiste, comuniste, seppero costruire una formidabile alleanza tra di loro per incidere nella formulazione della Costituzione Ciascuna di loro aveva un bagaglio di esperienza politica e sociale formato nella lotta antifascista, acquisito nelle università ma anche attraverso l’esperienza diretta.
Dovevano potersi affermare sulla scena pubblica, nel lavoro, nella cultura portando la loro differenza, senza omologarsi agli uomini; dovevano poter sviluppare tutte le loro capacità, potenzialità e talenti ed essere valutate e selezionate secondo il principio del merito e della competenza. Di qui il grande valore dell’istruzione a partire da un’istruzione di base per tutti e tutte. I valori che orientarono le nostre Costituenti furono:
· il valore della persona
· della pari dignità
· della libertà, della giustizia sociale
· della eguaglianza “di fatto” per garantire a tutti un livello di benessere economico, sociale e culturale.
Libertà deve essere prima di tutto libertà dalla paura e dal bisogno, dalla miseria, ma anche dai pregiudizi e dalle costrizioni sociali. La solidarietà va intesa come ineluttabile dovere di ciascuna persona verso l’altra e inderogabile dovere della Repubblica e delle istituzioni per promuovere i diritti inviolabili della persona.
Contribuirono alla stesura di numerosi articoli della Costituzione, mi riferisco al particolare agli articoli 3, 29, 30, 31, 37, 48, 51, attraverso un lavoro rimasto invisibile per convincere ed orientare i colleghi uomini; avevano un grande senso dell’importanza della missione che loro competeva e nutrivano un profondo rispetto per gli uomini con cui condividevano la loro esperienza, di cui riconoscevano l’autorevolezza con umiltà e gratitudine ma senza farsi intimidire.
Le donne proposero che la pari dignità sociale e l’eguaglianza fossero senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, rammentando quanto fosse diffusa nella cultura ed anche radicata nel nostro ordinamento e nelle condizioni economiche e sociali le discriminazioni verso le donne.
Gli articoli 29-30-31 sulla famiglia stabiliscono che il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità famigliare.
Altrettanto importante l’articolo 30 sul rapporto genitori figli. «E’ dovere e diritto dei genitori, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio.» «La legge assicura ai figli nati fuori dal matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima.»
La preoccupazione che muoveva tutte le Costituenti era l’eguaglianza di fatto, la previsione di chiari diritti sociali per migliorare la concreta condizione di vita delle persone. Esse definirono un nuovo welfare, basato sulla distinzione tra previdenza ed assistenza, sulla previsione di una misura economica di tutela per chi è in condizione di disoccupazione, per promuovere il diritto al lavoro, la parità salariale, la conciliazione tra vita lavorativa e vita famigliare: adesso si definisce “funzione famigliare” quella che prima era stata indicata con la formula “missione famigliare”.
Vissero anche delle sconfitte come la bocciatura, dopo un’ampia e significativa discussione, dell’emendamento proposto, sostenuto con convinzione da tutte, che proponeva l’accesso delle donne alla magistratura.
In particolare va ricordato l’impegno delle Costituenti per affermare in modo duraturo e come valore fondante la pace ed una politica estera basata sulla cooperazione tra i popoli, il loro impegno ed il loro convinto sostegno all’articolo 11: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».
Le donne Costituenti ci hanno lasciato una delle Costituzioni più ricche del mondo.
Hanno saputo interpretare il diventare cittadine delle donne italiane ed i loro progetti di una vita nuova. Hanno lasciato una lezione vivente di bella politica: quella del bene comune, che costruisce alleanze, è coerente ai valori condivisi, costruisce un legame costante con la vita delle persone.
Per questo esse possono e devono essere riconosciute come le Madri autorevoli della nostra Repubblica.
Tutto ciò è raccontato nella mostra “Madri Costituenti”, organizzata da Soroptimist International Club Asti (Presidente Maria Luisa Bagnadentro), in collaborazione con Toponomastica Femminile (Associazione proprietaria della Mostra) e con il coordinamento di Giovanna Cristina Gado (Corrispondente Comitato Consulte e Pari Opportunità di Soroptimist International Club Asti e Socia di Toponomastica Femminile), per far conoscere il fondamentale contributo delle donne alla stesura e all’approvazione della Costituzione della Repubblica Italiana.
Tale mostra, presente nel nostro Istituto dal 9 al 28 febbraio, è stata visitata secondo un calendario elaborato dalla Dirigente, la Professoressa Maria Stella Perrone, in modo che tutte le classi potessero a turno e nel rispetto delle norme del protocollo COVID-19 apprezzare i documenti e la storia di queste donne che hanno collaborato alla stesura della Costituzione Italiana.
Fonti e riferimenti: articolo online de “Il Messaggero” alla voce “Madri Costituenti”
“Le madri della Repubblica”- Fondazione Nilde Iotti
A cura della prof.ssa Maria Rosa Poggio, in visita alla mostra con la classe III C
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