I diritti LGBTQIA+ in scena all’Asti Film Festival: il liceo
classico in prima fila
Mi piace
iniziare questo breve intervento citando alcune righe dalla prefazione di David
Sassoli, ex Presidente del Parlamento Europeo prematuramente scomparso pochi
giorni fa, al libro Verso casa. Il lungo
viaggio dell’Europa per ritrovare sé stessa, di Donato Benedicenti, in uscita
il prossimo 10 febbraio: servono
grandi riforme ma, prima ancora, serve rilanciare la centralità della politica
intesa come capacità di disegnare il mondo che vogliamo e come dimensione
essenziale della convivenza civile (da “La Repubblica” del 13 gennaio
2022).
Disegnare il mondo che vogliamo e come dimensione
essenziale della convivenza civile: ecco cosa mi ha colpito di più e che
ben si adatta all’occasione di cui voglio qui dare conto.
Lo scorso 14 dicembre, in occasione
dell’Asti Film Festival, l’associazione Asti Pride ha organizzato la proiezione
di tre cortometraggi nella sezione dedicata ai temi LGBTQIA+: Corpi liberi, Nail Polish e Good times for a change.
Su invito di una delle
organizzatrici, Vittoria Briccarello, nostra ex allieva, ha assistito
all’evento anche un gruppo di studenti del liceo classico, che, come l’intero
Istituto “V. Alfieri”, anche grazie all’attenzione prestata all’inclusione
dalla DS Maria Stella Perrone, ha tra gli obiettivi formativi che gli allievi
vivano la scuola come luogo di benessere, in cui veder valorizzate le
caratteristiche individuali, nella convinzione che la vera uguaglianza risieda
nelle pari opportunità riconosciute alla diversità presente in ognuno di noi.
Il primo dei tre cortometraggi,
Corpi liberi, di Fabiomassimo Lozzi,
tratta dell’organizzazione da parte di PRISMA, collettivo studentesco LGBTQIA+
interno alla Sapienza di Roma, del primo Pride universitario, nel 2018, a
cinquant'anni dal ‘68. Alla base, ora come allora, una critica sia della
società in generale, dominata ancora da tabù, specie sessuali, sia
dell’università stessa (emblematiche le accuse mosse alla Facoltà di medicina
per i pregiudizi che ancora vengono associati all’HIV). Notevoli la passione
politica e lo spirito “rivoluzionario” dei giovani protagonisti.
Gli altri due film sono qui
presentati attraverso le parole di Carlotta Toniolo, studentessa del liceo
classico (IVA), che ha assistito alle proiezioni con grande entusiasmo.
“Nail polish, di Giacomo Tazzini, racconta
la difficoltà di un ragazzo a dichiarare la propria omosessualità al
fratello, unico famigliare che gli è rimasto. Il particolare dello smalto sulle
unghie innesca un interrogatorio insistente che porta al coming out del protagonista. La reazione del fratello è tragica
e violenta. La musica è protagonista e crea una forte tensione che aumenta con
il susseguirsi incalzante delle battute tra i due. La scelta di mantenere la
lingua originale, il polacco, sottotitolato, acuisce il disagio
dello spettatore, che si fa così protagonista, e le immagini di alcuni
particolari a colori contrastano, simbolicamente, con le scene interamente in
bianco e nero. La domanda ricorrente “Ti piace quello che vedi?” sembra essere
rivolta alle coscienze di tutti noi.
Nel documentario Good Times for a change, realizzato
da Elena Comoglio e Mick De Paola, vengono seguite le tappe dell’elezione del
primo sindaco transgender d’Italia,
Gianmarco Negri. Un documentario onesto e trasparente che attraverso le parole
di amici e familiari fa emergere la semplicità e la naturalezza di un uomo
determinato e coraggioso. Al centro l’organizzazione della campagna elettorale,
le difficoltà e i pregiudizi affrontati con l’aiuto dei sostenitori: alla fine,
la stima e la fiducia dei concittadini nelle sue capacità gli hanno permesso di
vincere le elezioni e di introdurre importanti cambiamenti nel comune di
Tromello (PV). Dopo la proiezione è stato molto significativo incontrarlo personalmente
e confrontarsi con lui sui giovani, la politica e la situazione della comunità
LGBTQ+ in Italia. Ho trovato l’esperienza molto costruttiva, perché, nonostante
la sua storia personale dolorosa e complessa, Gianmarco Negri ha saputo comunicare
ottimismo e speranza in un futuro più inclusivo”.
Ringraziando Carlotta per il
prezioso contributo, concludo parafrasando di nuovo le parole di David Sassoli:
“disegnare” il mondo che tutti vogliamo è possibile, basta volerlo, e la scuola,
in questo, deve essere sempre in prima linea.
A cura del prof. Carlo Bavastro e di Carlotta Toniolo (studentessa della classe IVA del liceo classico)
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