sabato 2 maggio 2020

Il contesto geopolitico ai tempi del coronavirus

Buongiorno ragazzi!

Lo scorso 30 aprile, noi, allievi dell’ultimo anno, abbiamo avuto l’opportunità di assistere a una conferenza telematica di Geopolitica, tenuta dal prof. Manlio Graziano, durante la quale è stato in primo luogo discusso il ruolo attuale della geopolitica, focalizzandosi sulla centralità che essa possegga nel conferire un punto di orientamento per l’analisi delle tendenze nell’arco di un lungo periodo di tempo.
30 aprile 2020 - Classi 5A - 5B - 5C
Di qui è possibile ottenere una serie di risposte e dati, che aiutano a districare la quantità di sollecitazioni attuali, le une differenti dalle altre. L’elemento che emerge non proviene dalla lotta politica ed economica, ma è estraneo e casuale, è un oggetto biologico che scombussola i sistemi mondiali i quali, usando le parole di Richard Haass dall’articolo comparso sul Foreign Affairs, ‘verranno accelerati e si ritroveranno con condizioni più aggravate’. La lezione ha avuto come base un articolo del prof. Graziano, in cui sono stati presi in esame tre ordini di problemi legati fra loro, e che riguardano le nostre comunità: economico, sociale e politico.

Dal punto di vista economico le pessime notizie, com’è ben noto, si accumulano, è uscito due giorni fa il dato ufficiale della crescita economica francese, o meglio decrescita, che mostra un crollo del PIL del 5.8%, destinato ad aumentare vertiginosamente dovendo prolungarsi ulteriormente il periodo di disagio e di blocco. Il disastro economico è confermato, una delle conseguenze possibili è che il 60% della popolazione mondiale perda il lavoro.
Prof. Manlio Graziano
Tuttavia, i pronostici si riferiscono alla stragrande maggioranza degli avventizi che svolgono un lavoro informale, dunque la quasi certa probabilità con cui perdono il lavoro, può prospettare un’assunzione altrettanto veloce. Inoltre, la crisi riguarda anche le leggi del mercato di domanda e offerta. La reazione dei governi è stata celere, attraverso un intervento di iniezione di denaro pubblico all’interno delle ‘falle sociali’. Il denaro pubblico, già terminato prima delle crisi, non trova spiegazione di come venga ottenuto (da considerarsi è anche la monetizzazione del debito, che cresce con un andamento direttamente proporzionale, raddoppiando). 

Di qui si è passato ad esaminare il problema di ordine sociale: al momento è presente una decrescita, sintomo di una correlata crisi di consumo, la produzione è bloccata, le industrie chiudono, la gente è licenziata, e il rischio è di ricadere nella spirale della Grande Depressione degli anni ‘30. Dunque, il ‘cerotto’ che si cerca è quello di non creare il blocco della domanda, ritornando così ai meccanismi di crescita iniziali, vale a dire la necessità di fondi per tappare le ‘falle sociali’. Testimonianza ne è il Libano, in cui, due mesi fa è stato dichiarato un debito del 180%, e la conseguente bancarotta. Il debito è stato annullato unilateralmente, tutto ciò che era posseduto ‘in cassa’ non vale più nulla, le banche – prese di mira- hanno bloccato il ritiro dei depositi, la gente si rivolta.
Prof. Manlio Graziano
Quello che è stato definito è che i libanesi ‘debbano abituarsi’ a vivere più poveri, creando inevitabilmente malcontenti sociali e riflessi politici. La capacità di reazione politica è minima, ogni stato (eccezion fatta per la Svezia) ha reagito tentando di limitare la diffusione del contagio, bloccando tutto. La situazione all’interno dell’UE, non conferisce un aspetto tanto più raggiante, sia Italia che Francia stanno con ogni sforzo tentando di far passare la discussa ‘solidarietà Europea’, secondo cui i debiti dovrebbero essere risanati con un sostanzioso aiuto dell’UE, ma sia i tedeschi che, ancor di più, gli olandesi si oppongono. Tuttavia la federalizzazione del debito, potrebbe essere accettata con un ‘compromesso di budget’, che limiterebbe però la quantità di fondi riservati a uno stato in un prossimo futuro. In conclusione, con le parole dell’articolo del professore ‘«La crisi ci dice due cose», afferma l’ex-direttore del WTO Pascal Lamy: «siamo in un mondo globalizzato, interdipendente e, di fronte a una minaccia, gli Stati si ripiegano su di sé». Una contraddizione che non nasce da questa crisi, però: per Richard Haass, anzi, è proprio «il preesistente divario tra le sfide globali e la capacità di affrontarli che aiuta a spiegare la portata della pandemia». Ma siccome tutte le tendenze in corso -crescenti rivalità tra le potenze, instabilità politica generalizzata, impennata dei flussi migratori e nazionalismo rampante – ne saranno esacerbate, è poco plausibile che, nel mondo che ci aspetta, quella contraddizione possa essere risolta.’

Atenas Fusco, classe V A

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