lunedì 24 febbraio 2020

Il Classico di Asti al CERN di Ginevra - 28-29 ott 2019

Il Classico al CERN di Ginevra?! No, non è una battuta, la 5A e la 5C del liceo cittadino si sono recate al 28 e al 29 del mese di ottobre 2019 al CERN di Ginevra per visitare i laboratori, per vedere da vicino dove si fa fisica, si pensa in termini di fisica delle particelle, si produce futuro. Non solo greco, latino, filosofia, ma anche tanta ottima fisica, matematica, logica, per prepararsi al meglio anche per le facoltà scientifiche del percorso universitario. Con le docenti prof.sse Vergnasco, Rubano, Cisero e Goldin, gli studenti hanno ammirato le grandi macchine dei laboratori, hanno colloquiato con i docenti del CERN, hanno assistito agli esperimenti, interessanti, di alto livello. 
Una trasferta a Ginevra per tuffarsi in un mondo affascinante, che può sicuramente coinvolgere i giovani. La ricerca è speculazione, è riflessione, è anche attesa, pazienza, studio, tanto studio (prof.ssa Maria Rosa Poggio)

Ed ora la testimonianza di due studenti:

Chilometri e chilometri per vedere qualche cavo e un manipolo di scienziati: probabilmente questo sarebbe stato ciò che avremmo detto se, qualche anno fa, ci avessero chiesto di scrivere un articolo riguardo la gita al CERN di Ginevra prima dello stage estivo al laboratorio di Legnaro. In fondo non si può pretendere tanto da un classicista, che, diciamolo, non ha molte frecce al suo arco se non il dizionario di greco e di latino. 

Fortunatamente, però, la permanenza ai Laboratori Nazionali di Legnaro (INFN-LNL) ci ha davvero aperto gli occhi, mostrandoci come ciò che vediamo non siano solo numeri sparsi, non siano solo particelle che si scontrano, ma veri e propri universi. Letteralmente! Basti pensare che questo “manipolo di scienziati” rende possibile il funzionamento di acceleratori enormi, all'interno dei quali, facendo collidere nuclei atomici e particelle a energie molto elevate, si cerca di riprodurre condizioni prossime a quelle del Big Bang, per poter svelare sempre più segreti dell'universo. Infatti, la vita degli esseri umani è ben poca cosa se messa a confronto con quella smisurata del cosmo. Eppure, nonostante ciò, gli uomini cercano, passo dopo passo, di superare i vincoli imposti dalla natura sin dall’alba dei tempi: prima la luce per combattere l’oscurità, poi gli aerei per solcare i cieli e ora mini Big Bang per avere qualche risposta in più sugli intricatissimi misteri del cosmo.

Se siamo finalmente riusciti ad andare oltre ciò che possono vedere i nostri occhi, oltre il tempo stesso, è merito del CERN, il più grande laboratorio al mondo che si occupa di ricerca in ambito della fisica delle particelle elementari. Questo è possibile grazie ad una catena di sette acceleratori, di cui ognuno si serve di quello precedente come “iniettore”: le particelle, in questo modo, vengono accelerate gradualmente, passando da una macchina all'altra.

Abbiamo fatto un lungo viaggio, ma bisogna ammettere che ne è valsa proprio la pena. Abbiamo avuto la possibilità di ammirare l'acceleratore più grande del mondo: il Large Hadron Collider (LHC). Pensate che è lungo ben 27 km e posto ad addirittura 100 m di profondità sotto terra. Un vero e proprio colosso il cui compito è quello di accelerare due fasci di adroni in direzione opposta fino a sfiorare di 0,01% la velocità della luce, affinché la loro collisione crei un'energia tale da far sì che possa essere degna di essere definita un "Mini Big Bang".
Insomma, ci piace pensare che chi lavora al CERN non sia solo un semplice impiegato, bensì un uomo, anzi un super uomo in grado di piegare il tempo stesso e studiare, riproducendo il Big Bang, quelle particelle che sono ancora alla base di ogni atomo intorno a noi.
Dell'universo siamo a conoscenza di una percentuale infinitesimale e l'iperbole dell'umanità è ancora ben lontana dal ricongiungersi con i propri asintoti, ma grazie all'aiuto di queste persone, le radici della conoscenza si ancorano giorno dopo giorno sempre più in profondità e il grande Yggdrasil dell'umanità sarà più rigoglioso che mai. In conclusione, dunque, cerchiamo di non vederli solo come scienziati occhialuti dal camice bianco, ma come tanti Ulisse pronti a varcare ancora e ancora quelle stesse colonne d'Ercole che per secoli ci sono parse insormontabili.

A cura di Pero Paola e Chiarle Edoardo

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